APPELLO ALLE NAZIONI UNITE
PER UNA
MORATORIA DELLE ESECUZIONI

Al Segretario Generale delle Nazioni Unite

Noi, sottoscritti, pensiamo che l’umanità deve andare avanti, e l’abolizione della pena di morte non è solo una necessità dell’individuo, il rafforzamento ulteriore della sua sfera di inviolabilità, ma sempre più una necessità storica e universale, il punto di approdo della nostra epoca, il punto di incontro di civiltà diverse.
“Nessuno tocchi Caino”, è scritto nel Libro, e questo antico imperativo per noi vuol dire che lo Stato non può disporre della vita dei suoi cittadini. Di fronte ad una criminalità che colpisce tutti in maniera intollerabile, sono molti a chiedere di mantenere o di reintrodurre la pena capitale, ma in questo modo il profondo senso di giustizia che li anima è mal riposto.
L’abolizione della pena di morte è sempre più un punto di vista anche della comunità internazionale. La Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite, il 20 aprile del 2005, per il nono anno consecutivo, ha stabilito che l’abolizione della pena di morte “contribuisce al rafforzamento della dignità umana e al progresso dei diritti dell’uomo”, ed ha chiesto agli Stati mantenitori di “stabilire una moratoria delle esecuzioni in vista della definitiva abolizione della pena di morte”.
I Tribunali istituiti dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per giudicare il genocidio, lo stupro etnico, le fosse comuni ed altri gravi crimini commessi nella ex Jugoslavia e in Ruanda e lo stesso Statuto del Tribunale internazionale permanente per i crimini contro l’umanità, escludono tutti il ricorso alla pena capitale. Mentre essa è prevista, all’interno di alcuni Stati, per reati infinitamente meno gravi.
Noi, sottoscritti, chiediamo alle Nazioni Unite di liberare la Comunità internazionale da questo anacronismo e di istituire una moratoria universale delle esecuzioni, in vista della completa abolizione della pena di morte.
Dopo l’abolizione della schiavitù e l’interdizione della tortura, il diritto a non essere uccisi a seguito di una misura giudiziaria può essere un altro comune denominatore, una nuova e irriducibile dimensione dell’essere umano che fa di tutti noi un’unica comunità.